La cooperativa di Humbo è fondamentale per permettere alle donne di vivere di un’attività che non dipenda direttamente dall’agricoltura. In Etiopia le conseguenze dei cambiamenti climatici sono devastanti.
C’è un collegamento diretto tra l’inquinamento crescente dei paesi sviluppati, la produzione di CO2 e gli effetti avversi sui cambiamenti climatici: ne fanno le spese soprattutto coloro che vivono della propria produzione, che non hanno infrastrutture solide e sono privi di fonti di reddito alternativo.
I paesi impoveriti hanno un’impronta di carbonio minima, subiscono le conseguenze dell’inquinamento e della sovrapproduzione dei paesi arricchiti. L’approvvigionamento alimentare è ostacolato, tra l’altro, dalla siccità, provocando malnutrizione che colpisce soprattutto la popolazione infantile, la più vulnerabile.
Davvero una cooperativa può fungere da barriera a tanti pericoli climatici?
La cooperativa di Humbo ha un impatto locale in un contesto globale molto complesso.
Fare in modo che le donne abbiano un reddito che non derivi direttamente dall’agricoltura di sussistenza, ma dalla lavorazione e conservazione dei prodotti è fondamentale per permettere loro di non subire la ciclicità delle stagioni, poter avere un piccolo reddito in modo continuativo, gestire lo stoccaggio dei prodotti e pianificarne l’utilizzo o la vendita.
Sono piccole grandi azioni che possono cambiare lo stile di vita di un’intera famiglia, garantendo cibo regolarmente, sollevando tutti dall’affanno della sicurezza alimentare. A queste condizioni i bambini possono permettersi di andare a scuola e non devono necessariamente essere di aiuto ai genitori per reperire un po’ di reddito.
La cooperativa avrà presto un negozio dove poter fare commercio: non dovranno più vendere i prodotti sotto una tettoia o lungo la strada, ma avranno un riparo dalle piogge torrenziali e da altri fenomeni meteorologici che danneggiano il mercato. I loro prodotti subiranno meno danni e la cooperativa diventerà un vero punto di riferimento per tutte le socie e per il mercato locale!
Per il funzionamento del negozio non servono tante cose: una piccola struttura in muratura che ripari i prodotti dagli insetti (le strutture in fango sono meno sicure da questo punto di vista), qualche scaffalatura per esporre i materiali e una bilancia, perché ora pesano, impacchettano e vendono tutto a mano. Ma una bilancia per le farine e le spezie è fondamentale per fare un buon lavoro!
Mio marito lavora in città con lavoretti giornalieri e ogni mattina non sappiamo se troverà un’occupazione o no. Io mi arrangio come posso, badando ai bambini e cucinando enjera (il nostro pane tradizionale) per i vicini di casa e andando a prendere l’acqua al fontanile. È lì che trovo tante persone con cui parlare: tante donne che come me ogni giorno camminano due ore per avere l’acqua pulita per cucinare. È stato proprio al fontanile che ho saputo della nuova cooperativa nel villaggio ed ho subito capito che è un’opportunità meravigliosa per me e i miei figli: ho chiesto di diventarne socia, mi sono impegnata a risparmiare 10 birr alla settimana (0,20 €).
Tra qualche mese potrò avere un prestito dalla cooperativa, per acquistare il cotone da filare e per tessere tessuti. Saranno i miei primi veri guadagni.
Grazie alle altre socie sto imparando anche a produrre il berberè, imparando la ricetta antica con le giuste proporzioni di spezie miscelate. È stata una vera emozione quando i rappresentanti del ministero delle cooperative sono venuti da noi ed hanno valutato il nostro berberè come il migliore della regione. Non avevo mai vissuto una soddisfazione simile.
Ma quel che veramente conta per me è riuscire a pensare ai miei figli, perché possano studiare. Vorrei che il più grande si iscrivesse alla scuola secondaria... forse, continuando a risparmiare l’anno prossimo potrò iscriverlo a scuola! Mi auguro davvero che i miei figli possano avere una vita un po’ più semplice della mia.